Grato e al tempo stesso gravoso è il compito di ricordare Alessandro Martinengo, scomparso il 1° di settembre a Savona, dove era nato il 3 agosto del 1930.

Grato perché mi dà l’occasione di ringraziarlo ancora una volta per avermi iniziato allo studio della letteratura spagnola e incoraggiato nella scelta di una strada che, come è successo per molti altri suoi allievi che ora occupano posizioni di rilievo in varie università italiane, si è rivelata fondamentale per la mia esistenza. Gravoso perché non è facile riassumere in poche righe la sua versatile personalità di docente e i molteplici interessi toccati dalla sua vasta produzione scientifica.

Formatosi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e a Pisa laureatosi in Lettere moderne nel 1953, Alessandro Martinengo è stato lettore nelle università di Zurigo e Heidelberg e poi professore incaricato di Letteratura ispanoamericana nella Facoltà di Lingue e letterature straniere di Pisa (1958-1963) e di Lingua e letteratura spagnola nella Facoltà di Magistero di Trieste (1963-1971). Ha inoltre usufruito, nel 1961, di una borsa di studio annuale dell’Instituto Caro y Cuervo di Bogotá, grazie alla quale ha ottenuto il diploma di “Literatura hispanoamericana”.

Il ritorno a Pisa nel 1968, dove la Facoltà di Lettere lo ha chiamato come professore ordinario di Lingua e letteratura spagnola, segna l’inizio di una lunga stagione che ha visto Alessandro Martinengo partecipare attivamente, fino al 2003, alla vita dell’ateneo e impartire corsi che ancora oggi i suoi allievi, anche quelli che hanno preso strade diverse dalla ricerca, ricordano. La sua costante attenzione nei confronti di studenti, laureandi, giovani promesse dell’ispanismo lo ha portato a impegnarsi nel Dottorato di ricerca in Iberistica (con sede a Pisa), di cui è stato a lungo efficace Coordinatore.

Socio onorario dell’AISPI, è stato uno dei suoi fondatori nel lontano 1973 e suo Presidente dal 1985 al 1988 (a lui si deve l’organizzazione del Convegno su “Barocco e neobarocco” che si è tenuto a Madrid nel 1987).

Quest’impegno sul piano didattico e scientifico (ha fatto parte, fra le altre cose, della redazione della rivista pisana “Studi ispanici”), questa sua estrema disponibilità (rara nel nostro ambiente!) nei confronti dei giovani allievi è sempre andata di pari passo con un’intensa attività di ricerca. Studioso di Quevedo, cui ha dedicato più di un volume (Quevedo e il simbolo alchimistico, 1967; La astrología en la obra de Quevedo: una clave de lectura, 1982, 1992; El “Marco Bruto” de Quevedo: una unidad en dinámica  transformación, 1998; Quevedo y las fronteras de la filología. Con una mirada hacia Gracián, 2006 e, infine, Al margen de Quevedo. Paisajes naturales. Paisajes textuales, 2015), ma anche di Gracián, Cervantes, Lope de Vega, Alessandro Martinengo è considerato a buon diritto uno dei più brillanti siglodeoristas dell’ispanismo internazionale, ed è grazie a questa meritata fama che La Perinola, rivista di studi quevediani, sta ora organizzando un numero speciale in suo onore. Non meno importante il filone di ricerca relativo alla letteratura ispanoamericana (in particolare dei viaggi e della Conquista), così come i suoi ripetuti approcci alla poesia spagnola moderna e contemporanea (penso alle sue finissime letture di Guillén e Machado). È stato inoltre editore della poesia di Espronceda (2004) ed esatto traduttore di alcuni fra i testi aurei più significativi (come non pensare alla sua edizione italiana integrale delle novelle cervantine, 1989, e a quella, bilingue, della raccolta quevediana Clio, 2005?)

Ma non posso terminare questa breve nota senza ricordare anche il lato umano e affettivo di Alessandro Martinengo, la sua istintiva gentilezza, la sua convivialità, la sua apertura al dialogo e al confronto, la sua capacità di trasmettere, non solo i contenuti, ma anche lo spirito della ricerca: insomma, quel che si dice un maestro, un vero maestro.

 

Giulia Poggi