«This is the way the world ends». Apocalisse e fine del mondo in poesia

Il concetto di apocalisse affascina da sempre l’immaginazione umana, e apre spiragli da cui contemplare tanto l’idea di ‘fine’, quanto quella di disvelamento, secondo l’etimologia del termine, in sensi molteplici, che vanno dall’universale al particolare, dall’esperienza collettiva nella condizione umana e nella società, all’idea di crisi esistenziale sul piano soggettivo. Il linguaggio straniato ed emotivo della poesia offre una cassa di risonanza formidabile per esplorare e rispondere ai temi apocalittici. La letteratura apocalittica, nata come forma testuale ampiamente diffusa presso il giudaismo e, in misura minore, anche in ambienti cristiani, produce per quattro secoli (II secolo a.C. – II secolo d.C.) testi composti in massima parte da rivelazioni che la divinità o altri esseri oltremondani porgono a personaggi storici o celebri, con una prospettiva strettamente connessa al messianesimo e al pensiero escatologico. Immagini e temi apocalittici (il compimento dei tempi, la condizione postuma, la prospettiva del day after, la dialettica tra catastrofe e utopia) sono rifluiti in poesia in nessi di reciproca funzionalità e con molteplici affioramenti, in un itinerario dove Hölderlin, Blake, Baudelaire, Mallarmé, Lautréamont sono solo alcune delle stazioni, fino alla poesia di quel Novecento che Eric Hobsbawm definiva “epoca dei grandi cataclismi” in cui l’esistenza è stata spesso accompagnata da un acuto senso della finitudine o, per dirla con Ernesto de Martino, da un “apocalittico stato della mente”. L’apocalisse, la catastrofe, ma anche la palingenesi, e la promessa di un futuro diverso, migliore, possono essere declinate soggettivamente o collettivamente. E a questo proposito non si può non ricordare l’osservazione di Fredric Jameson per il quale è più facile oggi pensare alla fine del mondo che non alla fine del capitalismo. Con le sollecitazioni che arrivano dalla cosiddetta «svolta ecologica» e che paventano una imminente catastrofe climatica, con i venti di guerra che soffiano (e che sono oggetto del ciclo 2024 degli incontri seminariali di SEMPER)  riportando in auge le paure che credevamo dimenticate nel Novecento, come la «Mutua distruzione assicurata» in caso di utilizzo esteso delle armi di distruzione di massa, il tema sembra ancor più attuale.

Per questi motivi SEMPER – Seminario permanente di poesia fondato da Pietro Taravacci e Francesco Zambon dedica il convegno internazionale di quest’anno che si svolgerà il 15-16 novembre 2024 a Trento al tema dell’apocalisse in poesia entro un arco cronologico che va dal tardo Medioevo all’estremo contemporaneo, in un’ottica anche comparativa e teorica.

Si invita chi volesse partecipare con una comunicazione di 20 minuti a inviare un abstract di 300 parole e una breve biografia a convegno.apocalisse2024@gmail.com entro il 30 luglio 2024. Il risultato della selezione sarà comunicato entro il 10 agosto 2024.

date:

Emissione call 30 giugno

Chiusura call: 30 luglio

Comunicazione selezione: 30 luglio

Convegno: 15-16 novembre